Il Re prigioniero va in Ispagna: l’onore, la navigazione e la vista perduta

Il Re prigioniero va in Ispagna: l’onore, la navigazione e la vista perduta
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Antonio Grumello

Dil re Gallicho condutto in Ispania

Dimorato il re Gallicho nel castello de Pizleone da giorni 28 di Febraro adi 18 di Magio, facendo epso re Gallicho bona ciera con li capittanei Cexarei, de giochare ogni giorno a varii giochi, et maxime al ballono et ala pilotta, sino ali dì supradetti 18 di Magio che agionseno littere di Cexare, che epso re Gallicho fusse condutto in lo regno Neapolitano, nel castello nouo di la città de Napoli.

Et cossi ali giorni predicti, el Uicere di Napoli, unito suo exercito, fece montare li cavalli al re Gallicho et pigliò il camino dil castello di Voghera et poi di la città di Genua.

Gionto ad epsa città, fece ponere a l’ordine l’armata nauale, et montata epsa armata, hebe pigliato il camino di Lighurno, porto di mare.

Gionto epso re Gallicho con il Uicere et il signore Archono ad epso porto, feceno iui la nocte soi allogiamenti, ne la qual agionse uno berghantino da Cexare al Uicere di Napoli con littere che subito si hauesse a fare ritorno a Genua, et epso re Gallicho si hauesse a condurre in la città di Vallentia in Ispania, et porto di Cexare.

Intexo il Uicere di Napoli le littere di Cexare, subito montato li nauiglij, pigliò il camino di la predicta città.

Gionto il re Gallicho in epsa città, agionse Moransi, capittaneo Gallicho, con l’armáta nauale di epso re Gallicho per acompagnarlo in la predicta città de Vallencia, et cossi le doi armate con bono vento hebeno pigliato il camino di Vallencia.

Perché cossi hera stato ordinato per Cexare di essere contentissimo che Moransi, capittaneo Gallicho, hauesse acompagnare il re Gallicho in predicta città di Vallencia, che fu noua di douere restare in bono acordo il re Gallicho et Cexare.

Moransi et Brion, capittanei Gallici, herano stati lassati di pregione per il ducha di Barbono, acio che hauesseno a pigliare el camino da Cexare, et con quello contractare acordio per il re Gallicho, suo patrono et pregione di Cexare.

Gionte le doi armate in Vallencia, dismontò il re Gallicho li nauillij, et fu ricolto con grandissimo honore da epsa città.

Et stato alquanti giorni il re Gallicho senza male alchuno, fu assalito a l’improuista da una infirmità in li ochij, che quasi hebe a perdere la vista.

Cronaca di Antonio Grumello Pavese dal MCCCCLXVII al MDXXIX sul testo a penna esistente nella Biblioteca del signor Principe Emilio Barbiano di Belgiojoso, Pubblicata per la prima volta da Giuseppe Müller - Milano, Francesco Colombo Libraio Editore, 1856

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L.M.

Dopo aver lasciato le brume di Pavia e le tenebre della disfatta, Francesco I, Re dei Francesi, fu condotto per terra e per mare, non come un miserabile prigioniero, ma quasi come ospite illustre di un impero vittorioso. Così racconta il diligente Antonio Grumello, testimone di quei giorni e dei suoi più curiosi risvolti.

Da Pizzighettone al cuore dell’Impero

Il Re dimorò nel castello di Pizzighettone per quasi tre lune, dal 28 di febbraio al 18 di maggio, passando il tempo in giochi e passatempi gentili con i capitani di Cesare, tra partite di ballone e pilotta, come se la guerra fosse già un ricordo lontano e la prigionia una villeggiatura.

Ma giunsero in quei giorni lettere dall’Imperatore Carlo V, detto “Cesare”, che comandavano che il Re fosse condotto non in Francia né in Lombardia, bensì nel Regno di Napoli, più precisamente nel Castel Nuovo, a ridosso del mare e della gloria aragonese.

Il Viceré di Napoli, ricevuto l’ordine, fece montare il Re a cavallo e lo guidò per via di Voghera, poi verso Genova, dove lo attendeva un’armata navale, pronta a prendere il largo.

Una rotta mutata: da Ligurno a Valenza

Giunti al porto di Livorno, gli alloggiamenti furono predisposti per la notte. Ma ecco che, come spesso accade nei drammi della politica, un berghantino giunse in fretta con nuove lettere imperiali: cambiamento di rotta! Il Re non doveva più recarsi a Napoli, ma proseguire verso Valenza in Ispagna, città portuale del dominio di Cesare.

Subito si fece vela. A Valenza, il Re fu accolto con grandissimo onore, ché la dignità non si nega al nemico vinto ma nobile. A far da scorta, Moransi, capitano francese, giunto con l’armata del Re per accompagnarlo. Era stato liberato dal Duca di Borbone, insieme al suo pari Brion, affinché negoziassero un accordo di pace tra il loro re prigioniero e l’Imperatore vincitore.

Una cecità improvvisa

Ma ahimè! La sorte, che non si accontenta mai di piegare i grandi, volle colpire anche gli occhi del Re. Dopo alcuni giorni in terra iberica, una misteriosa infermità lo assalì agli occhi, tanto che quasi perse la vista. Forse fu male del clima, o stanchezza di spirito, o pena interna che si fece carne. Di certo fu simbolo eloquente: la vista mancava a colui che aveva osato sfidare l’Impero senza scorgere l’abisso della sconfitta.

Conclusione

Così si compì il viaggio del Re di Francia, da re potente a prigioniero onorato, da Pavia a Valenza, tra giochi, cambi di rotta e cecità. Ed è lezione per i posteri: la fortuna dei potenti è simile al vento di mare, che oggi gonfia le vele e domani le strappa.

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