La Lettera di Luisa di Savoia a Carlo V: Una Madre, un Figlio e il Destino di un Regno

La Lettera di Luisa di Savoia a Carlo V: Una Madre, un Figlio e il Destino di un Regno
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L.M.

Dopo il fragore delle armi e il trionfo imperiale sui campi di Pavia, quando le fiamme della battaglia si spensero lasciando spazio al destino scritto dalla spada, ecco levarsi una voce diversa, più dolente, più umana. Luisa di Savoia, madre di Francesco I, non è un generale, non è un soldato, ma la sua parola pesa come il ferro degli eserciti e il piombo degli archibugi.

Con questa lettera, indirizzata a Carlo V, il vincitore, ella non si rivolge all’imperatore con l’orgoglio di una regina madre, ma con la supplica di una donna che ha visto il figlio cadere nelle mani del nemico. Non v’è superbia, non v’è rancore, solo la speranza che il sovrano, ora signore delle sorti di Francia, si dimostri magnanimo verso il suo prigioniero.

“Mons. mio buon figlio…” così inizia la missiva, con parole che riecheggiano una confidenza familiare, un legame di sangue che si estende oltre le barriere della politica e della guerra. La madre del re non si appella solo alla diplomazia, ma all’onore, all’umanità di Carlo V. Francesco I non è più un monarca avversario, ma un figlio sconfitto, e Luisa si affida alla pietà e alla saggezza dell’Imperatore.

Ella riconosce la disfatta, ma non la umiliazione. Non chiede la libertà immediata, ma il trattamento degno di un re. Chiede che suo figlio venga rispettato, che la sua salute sia preservata, che il suo stato le sia reso noto con frequenza, come si addice a un prigioniero di rango reale.

Ma v’è qualcosa di più, tra le righe di questa lettera. Una sottile diplomazia, un’abilità politica che non si piega completamente al vincitore, ma che cerca di mutare la disfatta in occasione di alleanza. Luisa di Savoia pone davanti a Carlo V una visione più alta della guerra: la possibilità di un’unione tra i due sovrani, un’amicizia che possa giovare alla Cristianità intera. È un tentativo di trasformare il lutto in speranza, di volgere la tragedia di Pavia in una pace duratura.

Così, nelle parole di una madre si cela la strategia di un regno, nel dolore di una sconfitta la costruzione di un futuro possibile. Questa lettera non è solo un appello materno, ma un documento politico di rara maestria, dove il cuore e la ragione si fondono nella ricerca della clemenza e dell’opportunità.

A voi, lettori, il compito di ascoltare questa voce e di immaginare Carlo V con la lettera tra le mani, il peso della vittoria sulle spalle e il destino di un re sconfitto sotto il sigillo di poche righe scritte con la forza della speranza e dell’amore materno.

di Francesco Taegio

Francesco Taegio

Copia di una lettera scritta da Luisa di Savoia, madre del Re Francesco I di Francia, all’Imperatore Carlo V, dopo aver appreso della sconfitta e della prigionia del figlio. Tradotta fedelmente dal francese originale in italiano.
A Monsignore mio buon figlio, l’Imperatore Carlo Quinto.
Monsignore mio buon figlio, dopo aver udito e saputo da questo gentiluomo, portatore della presente mia, la fortuna che è occorsa a Monsignor Re, mio figlio, rendo grazie a Dio che egli sia capitato nelle mani di quel Principe del mondo che io più amo, sperando che la Vostra Imperiale Maestà ne debba tenere quel buon conto che si conviene per mezzo del sangue, della confederazione e dell’alleanza che è tra Voi e lui.
E se questo avverrà – come lo tengo per certo – ne seguirà un gran bene e unione universale per tutta la Cristianità dall’amicizia e concordia tra Voi due.
E perciò, Monsignore e Figlio, Vi supplico che lo abbiate per raccomandato, e che, nel frattempo, comandiate che sia ben trattato, come il grado Vostro e il suo richiedono, e che ordiniate che sia servito in modo tale che io possa spesso sapere del suo stato e della sua salute.
E così facendo, Voi obbligherete una madre che sempre, in ogni ora, Voi avete chiamato tale.
E ancora Vi prego che ora Vi mostriate Padre per affezione, così come io lo sono per Voi per devozione.
Da San Giusto, a Lione, il 3° giorno di marzo 1525.
La Vostra umile Madre,
 Luigia

F. Taegio, “Rotta e prigionia di Francesco primo, re di Francia, sotto Pavia l’anno 1525”, tradotta dal Cremonese Cambiago, Pavia, per Gio. Andrea Magri Stampatore della Città, 1655

testo storico elaborato da chatGPT per una migliore comprensione.

di Francesco Taegio

Francesco Taegio

Copia d’una lettera che scrisse Aluigia, Madre del Re Fran­cesco Primo di Francia, a Carlo Quinto Imperatore, dopo ch’ella hebbe intesa la rotta, e la prigionia del Re suo figlio, dal Francese originale in Italiano fedelmente tradotta.

A Mons. mio buon figlio lo Imperator Carlo Quinto

Mons. mio buon figlio, dopo ch’io ho vdito e saputo da questo gentil huomo presente portatore di questa mia, la fortuna la quale è occorsa a Mons. Re mio Figlio, lo rendo gratie a DIO di questo, ch’egli sia capitato nelle mani di quel Principe del Monde, ch’io più amo, sperando che la Imperiale Maestà Vostra ne debba tenere quel buon cento, per lo mezzo del sangue, consederatione & allegnaggio, il quale è tra vos e lui.

E in caso che questo auenga, (come lo tengo per certo) ne seguirà un gran bene & uniuersale a tutta la Christianità dall’amicitia & unione di Voi due.

E perciò mio Signor e Figlio, io vi supplico, che lo habbiate per raccommandato e che, in questo mentre, commandiate che egli sia ben trattato, come il grado vostro & suo lo richiede, e commettiate che egli sia servito in tal maniera, ch’io possa spesso intendere del suo ben stare & della sua sanità.

E così facendo voi vi obligarete una Madre, la quale d’ogni bora voi hauete così nomata, & ancora vi prego che hora voi mi vi mostriate Padre per affettione, sì come io a voi Madre per dilettione.

Da S. Giusto in Lione il 3° giorno di Martio 1525

La vostra humil Madre, Luigia.

 

 

F. Taegio, “Rotta e prigionia di Francesco primo, re di Francia, sotto Pavia l’anno 1525”, tradotta dal Cremonese Cambiago, Pavia, per Gio. Andrea Magri Stampatore della Città, 1655

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